Del 4 al 6 de marzo se está llevando a cabo en Bratislava (Eslovenia) el segundo encuentro de Asesores Jurídicos de las Conferencias Episcopales de Europa,  promovido por el Consejo de las Conferencias Episcopales de Europa (CCEE). Hasta el próximo viernes, 20 asesores jurídicos y un representante de la COMECE profundizarán, con la ayuda de expertos, en los temas de objeción de conciencia y libertad de expresión.

Este año el encuentro cuenta con participantes de las Conferencias Episcopales de los siguientes: Bélgica, Bosnia-Herzegovina, Croacia, la República Checa, Inglaterra y Gales, Francia, Alemania, Hungría, Italia, Lituania, Países Bajos, Polonia, Portugal, Escocia, Eslovaquia, Eslovenia , España y Ucrania.

Ayer en la inauguración, Mons. Stanislav Zvolensky, Arzobispo de Bratislava y Presidente de la Conferencia Episcopal Eslovaca y anfitrión de la reunión,  dirigió a los asistentes unas palabras  junto con Mons. Mario Giordana, Nuncio Apostólico en Eslovaquia.

Tras el saludo inicial, la introducción de dicha reunión corrió a cargo de Mons. Duarte da Cunha, quien explicó el motivo de la reunión y se centró en el compromiso que tiene la Iglesia  en el debate público sobre las muchas cuestiones legales que atraviesan varios países europeos.

Durante esta reunión intervendrán, para profundizar sobre los temas principales, diferentes expertos en materia como el profesor Marek Šmid, Rector de la Universidad de Trnava (Eslovaquia) que hablará sobre la objeción de conciencia;  Eva Grey, de Santa Isabel Universidad de Salud y trabajo social (Bratislava) sobre el tema de la objeción de conciencia en la medicina. Además los asistentes expondrán sus puntos de vista en las reuniones de trabajo para compartir diferentes aspectos referentes a la objeción de conciencia y la libertad de expresión.

Los asistentes a esta reunión también visitarán la Agencia Europea de Derechos Fundamentales (FRA) y cumplir con la Misión Permanente de la Santa Sede ante la Organización para la Seguridad y la Cooperación en Europa (OSCE).

Saludo inicial en italiano de Mons. Stanislav Zvolensky, Arzobispo de Bratislava y Pte. de la Conferencia Episcopal Eslovaca: Vostra Eccellenza, nunzio apostolico nella Repubblica slovacca,

Egregio Signore Segretario Generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee,

Signore a Signori, Fratelli e Sorelle,

È per me un grande onore poter darvi – a nome della Conferenza Episcopale Slovacca – un cordiale benvenuto a Bratislava, in occasione dell’incontro dei consulenti giuridici delle Conferenze episcopali in Europa. Secondo il programma di quest’incontro, è chiaro che tra i temi principali, c’è il diritto all’obiezione di coscienza e la libertà di espressione.

A prima vista potrebbe sembrare che per la Chiesa cattolica in Europa siano diventati importanti altri temi. Il Pontificato del Santo Padre Francesco giustamente può essere percepito come una ricerca di modi d’avvicinamento alle persone di buona volontà – a quelle che in vari modi stanno cercando di arrivare al Regno di Dio, ma che, tante volte, in certi ambiti, non condividono la visione dell’uomo e del mondo che ci viene offerta dal Vangelo. Sicuramente è necessario percepire con tutta la serietà gli incentivi pastorali del nostro amato Santo Padre, evidenziati particolarmente nella sua esortazione Evangelii Gaudium, come anche nei suoi numerosi interventi pubblici.

Allo stesso tempo, con il nostro Santo Padre Francesco, dobbiamo fare del nostro meglio per vivere nella verità, annunciandola all’Europa secolarizzata. Non possiamo conformarci alla matrice culturale che si è formata negli ultimi decenni la quale ha portato ad un’indebolimento dell’influsso del Vangelo su milioni dei cittadini europei. Il cambiamento della cultura è accompagnato non solo dall’onnipresente agnosticismo, ma anche dall’arrivo di varie nuove ideologie, ispirate sopratutto dal marxismo – ideologie che non solo diventano parte dell’ambiente universitario e del mondo della politica, ma entrano anche nello stile di vita dei cittadini europei.

Quello che rimane è la cosiddetta correttezza politica, a volte, priva però, di alcun fondamento reale. Tra le conseguenze di questo sviluppo, ci sono le nostre legittime preoccupazioni che riguardano la possibile perdita di libertà in tutto il Vecchio Continente. Possiamo ancora andare in chiesa e la religione si insegna nelle scuole… Dall’altra parte – nella sfera pubblica – diventa sempre più spesso quasi impossibile poter agire secondo la fede e con rispetto dell’antropologia cristiana.

Per questo motivo è necessario discutere la stessa natura ed il ruolo della coscienza umana. Anche per questi motivi, le chiese locali nei diversi paesi del mondo stanno cercando i mezzi per salvaguardare il principio dell’obiezione di coscienza in vari settori – come per esempio il diritto del lavoro, la sanità, le prestazione dei servizi, ecc. In questo contesto, la Slovacchia si trova in una situazione speciale – siccome l’Accordo di base tra la Repubblica Slovacca e la Santa Sede presuppone la creazione di un patto parziale riguardo ai modi d’applicazione dell’obiezione di coscienza – il quale, però, non è stato ancora stipulato.

Sono convinto che la discussione sull’obiezione di coscienza e sul diritto della libertà d’espressione dovrebbe basarsi sulla risposta alla domanda come deve essere formato il rapporto tra la religione e la società moderna. La soluzione di questi problemi non è in primo luogo la competenza dei consulenti giuridici. Dovremmo innanzitutto tornare all’insegnamento della costituzione pastorale del II. concilio vaticano Gaudium et spes – e nel suo spirito realizzare la riflessione sugli ultimi decenni, i quali sono stati fortemente segnati dalla secolarizzazione e dalla marginalizzazione del messaggio cristiano nell’ambiente europeo.

Auguro a tutti voi che quest’incontro diventi un’occasione particolare per discussioni importanti – dalle quali scaturiranno impulsi nuovi per le chiese locali di tutta l’Europa. La libertà di coscienza e la libertà d’espressione sono imprescindibili per l’azione della Chiesa cattolica, ed allo stesso tempo dovrebbero appartenere al patrimonio della nostra civiltà. Facciamo tutto il possibile perché rimanga così.

Saludo inicial completo Mons. Duarte da Cunha (Secretario General de la CCEE) en Italiano:

Sono numerose oggi in Europa le questioni giuridiche per le quali l’aiuto di un consulente giuridico a servizio del vescovo è reso sempre più necessario non solo per aiutarlo a comprendere con precisione i vari aspetti del dibattito, ma anche per sostenerlo nella maturazione di un giudizio chiaro, ragionevole e in accordo con la dottrina della Chiesa. Diverse sono infatti le questioni giuridiche che toccano direttamente la Chiesa, come istituzione, o quelle più direttamente legate ai temi religiosi, e vi sono poi quelle che riguardano diversi aspetti del vivere insieme, in società, e che obbligano la Chiesa, amica dell’umanità, a non rimanere fuori dal dibattito. Vedendo poi come molte delle sfide poste alla Chiesa sono simili nei diversi paesi europei, si sentiva veramente il bisogno di un simile incontro, dove i consulenti giuridici delle Conferenze episcopali potessero incontrarsi e avviare un confronto attorno ad esse.

Per questo motivo, circa due anni fa, il CCEE decise di organizzare un primo incontro tra i consulenti giuridici delle conferenze episcopali a Strasburgo, anche per favorire una maggiore conoscenza del Consiglio d’Europa e di altre istituzioni quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. L’esito positivo dell’incontro di Strasburgo e l’utilità di offrire un spazio di confronto e conoscenza interpersonale tra i consulenti giuridici delle conferenze episcopali in Europa ci hanno spinto a realizzare questo secondo incontro.

Nello stesso tempo, mi sembra che si siano chiariti anche gli scopi di tali incontri. Ne possiamo individuare tre. Innanzitutto vogliamo offrire a quanti sono chiamati ad aiutare i vescovi in ambito giuridico – voi consulenti giuridici – l’opportunità di entrare in rete perché possiate condividere tra di voi, esperienze e consigli. In secondo luogo, quello di approfondire dal punto di vista giuridico qualche questione particolarmente urgente e che in un modo o nell’altro è presente in tutti i nostri paesi europei. Finalmente, un terzo scopo: quello di conoscere alcune istituzioni internazionali. Nel 2013, la nostra attenzione era stata rivolta al Consiglio d’Europa, invece nel corso di questo incontro approfondiremo la nostra conoscenza dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’UE.

Due sono i temi che vorremo affrontare in questi giorni in un modo particolare: l’obiezione di coscienza e la libertà di espressione. Come facilmente possiamo costatare, entrambi i temi sono in relazione e si legano al tema più ampio della libertà. Per questo motivo, mi sembra che sia utile ricordare la Dichiarazione Dignitatis Humanae del Concilio Vaticano II. Subito dopo il proemio, è scritto:

Nell’età contemporanea gli esseri umani divengono sempre più consapevoli della propria dignità di persone e cresce il numero di coloro che esigono di agire di loro iniziativa, esercitando la propria responsabile libertà, mossi dalla coscienza del dovere e non pressati da misure coercitive. Parimenti, gli stessi esseri umani postulano una giuridica delimitazione del potere delle autorità pubbliche, affinché non siano troppo circoscritti i confini alla onesta libertà, tanto delle singole persone, quanto delle associazioni.  (…) E tutti gli esseri umani sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò che concerne Dio e la sua Chiesa, e sono tenuti ad aderire alla verità man mano che la conoscono e a rimanerle fedeli.

Senza questo intrinseco rapporto tra libertà e verità, e quindi tra libertà ed esigenze del cuore, ricerca del senso della vita e adesione alla verità, non è possibile sapere che cosa sia la libertà. La conseguenza, è che le libertà individuali, senza un riferimento a qualcosa più alto di se stesse, entrano in conflitto tra di loro.

La chiesa, spesso accusata di essere contro la ragione e contro la libertà, è oggi in prima linea nella battaglia per la ragione e per la libertà, proprio perché guarda più in alto, ossia, guarda Dio, che è Verità e sorgente della libertà.

Così la Chiesa, quando difende la libertà, non si presenta come qualcuno che esige un qualche privilegio con la forza o il potere. I cristiani chiedono soltanto per sé e per tutti il diritto di fare senza forzature il proprio cammino e vogliono quindi la libertà per aderire per amore al Bene, alla Giustizia, alla Verità.

Nei tanti ambiti della vita sociale, ci sono casi in cui la Chiesa si sente chiamata a collaborare con gli Stati e con quanti, come lei, cercano il bene comune. Però, ci sono momenti in cui, invece, sente il dovere lottare contro leggi ingiuste o politiche inique. Anche se questo la può portare al martirio.

Poi ci sono casi in cui la Chiesa, pur non essendo d’accordo con qualche proposta di legge o un qualche indirizzo politico, sente comunque che vale la pena ricercare il dialogo, nella consapevolezza che queste proposte di legge sono di fatto elaborate da persone e con le persone, nella speranza che uno non abbia pregiudizi, si può sempre dialogare. La Chiesa, quando sente la possibilità di un dialogo costruttivo deve sempre cercarlo, e contare sul sostegno dello Spirito Santo che ci assicura sempre l’aiuto necessario per sapere che cosa è necessario dire.

Infine, ci sono casi in cui la Chiesa sente il bisogno di fare tutto il possibile per garantire che venga rispettato il diritto all’obiezione di coscienza, per mezzo del quale, da un lato si garantisce il diritto a chi è d’accordo con una certa pratica o legge di non essere forzato ad agire contro la propria coscienza. Il diritto alla libertà di coscienza, che è qui presupposto, è garantito in Europa da diversi ordinamenti giuridici. Ma, purtroppo, è stato messo in discussione a numerose riprese negli ultimi tempi.

Sarebbe una grande ingiustizia se lo Stato, influenzato da una qualsiasi ideologia, obbligasse istituzioni private o la stessa Chiesa a fare qualcosa che sia contrario alle proprie convinzioni. Lo stesso vale qualora si obbligasse una persone a fare delle cose contro la sua stessa coscienza. In entrambi i casi, questo sarebbe una ingiustizia.

Da un altro lato, lottando per questo diritto, la Chiesa non vuole chiudersi in un “ghetto di puri”, ma essere presente nel dibattito e proclamare profeticamente un principio essenziale al bene di tutti.

Ad introdurci in questo dibattito sull’obbiezione di coscienza saranno due autorevoli professori slovacchi. Venerdì mattina invece il tema della libertà di espressione sarà introdotto da un intervento videoregistrato della Prof. Marta Cartabia, vice-presidente della Corte Costituzionale in Italia. Speriamo che in questo modo sia possibile avere degli spunti per un dialogo tra noi tutti ed essere anche in grado di identificare alcune conclusioni da presentare ai nostri vescovi.

L’incontro potrà contare anche sulla presenza di Mons. Paul Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati (Vaticano) che ci aiuterà a leggere i due discorsi di Papa Francesco alle istituzioni europee dello scorso novembre a Strasbourg.  Questi discorsi sono pieni di spunti fondamentali anche per il rapporto con i politici e con la società europea e non possono, a nostro avviso, essere dimenticati.

Auguro quindi tre giorni di lavoro, ma anche e soprattutto d’incontro. Il fatto che avremo tempi di preghiera serve anche per assicurare in tutti noi questa fondamentale sintonia con il pensiero di Dio e con la Sua presenza tra di noi. Speriamo quindi che siano giorni utili e una bella esperienza per ciascuno.